Questo disegno all’acquarello è singolare nel manoscritto che, per l’impiego del colore, evoca la lettera del 25 luglio 1542 in cui Simeoni, preso di furor poetico, dipinge se stesso di fronte alle rovine d’Ostia e di Portus. Il Simeoni raffigura le « Reliquie del Palagio maggiore, o Senatorio, come era il Palatino à Roma ». Contro l’autorità di Symphorien Champier (Ung petit livre de l’antiquite, origine et noblesse de la tresantique cite de Lyon, 1529, f. BIIIr-v) che vedeva in queste rovine, « sopra all’Anticaglia andando verso Forviera » la base del tempio di Venere, Simeoni interpreta questo potente muro di sostegno chiamato oggi « muraglia Cléberg » alla luce della topografia romana poiché lui, contrariamente a vari suoi colleghi antiquari lionesi, aveva visto con i suoi propri occhi Roma e le sue rovine : « io non saprei altro rispondere à coloro, che volessero negare che il Palagio maggiore, o Senatorio di Lione non fosse stato dove è la Vigna del Sagrestano di Forviera, ne le Therme, o Stufe antiche sotto l’Anticaglia, et à pie della chiesa di Forviera, se non che per uscire dell’uno et dell’altro dubbio, piglino la via di Roma per considerare i siti, le forme, et i fragmenti del Palagio Palatino, et delle Therme Antoniane, assai simili à queste. »
Il disegno del Simeoni pone alcuni problemi agli archeologi di oggi : nel disegno sono visibili delle estrazioni ; avrebbe male interpretato i contrafforti ? Un arco di rinforzo appare ai piedi di questo muro, ora non c’è traccia di questo arco nella « muraglia Cléberg ».