Lione è una città sotto il patrocinio della Vergine, segno mercuriale e, secondo Simeoni, la doppia vocazione della città « grandissima et famosa, tanto per gli studii, et nell’arte Oratoria, come nella Mercatura » la mette sotto il patrocinio del dio Mercurio (L’Origine et le antichità di Lione, f. 48). Un bassorilievo che rappresenta Mercurio, scoperto due anni prima tra Forviera e Pietra Ancisa, lo supportava nell’interpretazione. È la ragione per la quale riconosce nelle vestigia del serbatoio dell’Angelica su Forviera – probabilmente l’arrivo dell’acquedotto del Gier – l’antico tempio di Mercurio. A sostegno di questa ipotesi, Simeoni riferisce (f. 95v-96v) che ha trovato la metà di un marmo, certamente rinvenuto nella terra limitrofa che porta le lettere seguenti FLAMEN HERMETIS, cioè « sacerdote di Mercurio » e, mentre assisteva agli scavi (forse la costruzione di bastioni), trovò fra le ceneri una grande chiave (f. 97r) in due pezzi, uno di ferro, l’altro di bronzo, coperto di « vernice antica » di cui gli antiquari dell’epoca si chiedevano se fosse il risultato di una reazione naturale oppure di una tecnica messa in punto dagli antichi. Simeoni evoca inoltre questo aspetto tecnico (Dialogo pio et speculativo, p. 14–15) e cosi può anche chiedere se non ha cercato di capirne il segreto. È questo rinvenimento, modesto ma quanto emblematico, che conclude il suo discorso posto sotto il segno di Mercurio. L’iscrizione RARVM RARA DECENT, che si può tradurre in « le cose rare spettano a un essere raro », conclude il suo discorso e suggerisce che la chiave fu anche un regalo offerto al destinatario del manoscritto, il duca di Savoia Emanuele Filiberto.