« Conciosia che i detti habitatori non solamente hanno preso fatica di conservare il loro bellissimo Amfiteatro, et radunare pulire, et commettere publicamente nelle mura della loro Città all’entrare delle porte tutti i marmi, Epitafi, et altre pietre antiche, state per l’addietro sparse et ascose quà et là : Ma havendole i dotti fatte naturalmente rittrarre, si sono messi à stamparla, accio che meglio et più volgatamente sia manifesta la nobiltà della loro patria à tutte l’altre nationi. »
In questo passo dell’Origine et le antichità di Lione (f. 4r-v), Simeoni loda i notabili nimesi per essersi curati delle vestigia antiche della loro città : il padre di Jean Poldo d’Albenas fu parte attiva nell’impresa che dava corso all’ordinanza di Anne di Montmorency, emessa nel 1548, al fine di salvaguardare i monumenti antichi della città. Aggiunge poi che al suo ultimo ritorno dalla Corte, dunque nella primavera 1558, prese conoscenza del progetto di edizione del Discours Historial de l’antique et illustre cité de Nismes, En la Gaule Narbonoise, Avec les portraitz des plus antiques et insignes bastimens dudit lieu, reduitz à leur vraye mesure et proportion, ensemble de l’antique et moderne ville (Lione, Roville, editio princeps 1559) che si può considerare come l’apice della tradizione editoriale lionese in materia di architettura e di antichità. Difendere la nobiltà della sua città di Lione contro quella di Nîmes, ricordandone la grande antichità, ha probabilmente spinto Simeoni a comporre molto velocemente il suo manoscritto in italiano e in francese. Sempre interessato a pubblicare le sue opere, egli ha in questo frangente colto una buona opportunità ; così si può spiegare il suo elogio nei confronti dei cittadini nimesi che implicitamente indicava come modello da imitare ai lionesi, in particolare finanziando la pubblicazione del suo libro. Infine, non è da escludere, per quanto riguarda la vicinanza tra Roville e il nostro autore, che abbia dato il suo contributo all’edizione dell’opera del Nimese.