La parità tra poeti e principi è sostenuta dal Simeoni nel suo Della natura del Sole indirizzato agli academici fiorentini in cui si vanta dell’autorità del Petrarca : i « buoni ingegni, i quali (come voi sapete) insieme con gl’Imperatori solevono essere coronati d’Alloro onde il nostro Petrarcha. O sola insegna al gemino valore. Et altrove Honor d’Imperatori & di Poeti ». (Le III parti del campo dei primi studii di Gabriel Symeoni, Venise, Comino da Trino, 1546, c. 105.
Imitare il principe è anche uno dei fondamenti della società di corte. L’iconografia encomiastica di Cosimo de’ Medici, duca di Firenze, prendeva come riferimento quella di Carlo V. Questo giustifica l’uso che fa il Simeoni, nei suoi ritratti, di un sistema di simboli la cui origine risiede nell’emblematica principesca. È precisamente il caso del frontespizio delle Illustres observations antiques la cui architettura, popolata da sette figure astrologiche, ricorda quella del ritratto inciso di Carlo V eseguito da Enea Vico nel 1550. Dal ritratto dell’imperatore, dipinto dal Tiziano, il Vico trae un’incisione su rame accompagnandola con un’architettura popolata di allegorie la cui ideazione è originale. Essa viene descritta anche da Anton Francesco Doni, Sopra l’effigie di Cesare, fatta per M. Enea Vico da Parma. Dichiaratione del Doni, Venise, 1550, c. aII :
Sette sono le statue, le quali fanno ornamento all’effigie di CESARE : come numero il quale sia stato sempre, de piu notabili & divini che sieno in consideratione honorata & degna. Questo si vede nella creation del mondo, che il settimo giorno Dio fini l’opera sua et lo benedisse, & santificò, nell’Exodo è scritto che il settimo di sia solenne ; & nel Levitico lo chiamaron santo. Et per non discorrere gl’infiniti essempi per insino a S. Giovanni che vidde le sette chiese ; tacerone molti adunque, non volendo esser noioso con la lunghezza delle parole a coloro che leggerano : basti che s’è preso questo numero (per dir cosi) perfetto.