Il ritratto inciso di Carlo Quinto

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Ritrat­to inci­so di Car­lo Quin­to da Enea Vico, 1550.
Pari­gi, Biblio­thèque Sainte-Gene­viève, EST 94, P. 37
© Biblio­thèque Sainte-Geneviève

La pari­tà tra poe­ti e prin­ci­pi è sos­te­nu­ta dal Simeo­ni nel suo Del­la natu­ra del Sole indi­riz­za­to agli aca­de­mi­ci fio­ren­ti­ni in cui si van­ta dell’autorità del Petrar­ca : i « buo­ni inge­gni, i qua­li (come voi sapete) insieme con gl’Imperatori sole­vo­no essere coro­na­ti d’Alloro onde il nos­tro Petrar­cha. O sola inse­gna al gemi­no valore. Et altrove Honor d’Imperatori & di Poe­ti ». (Le III par­ti del cam­po dei pri­mi stu­dii di Gabriel Symeo­ni, Venise, Comi­no da Tri­no, 1546, c. 105.

Imi­tare il prin­cipe è anche uno dei fon­da­men­ti del­la socie­tà di corte. L’iconografia enco­mias­ti­ca di Cosi­mo de’ Medi­ci, duca di Firenze, pren­de­va come rife­ri­men­to quel­la di Car­lo V. Ques­to gius­ti­fi­ca l’uso che fa il Simeo­ni, nei suoi ritrat­ti, di un sis­te­ma di sim­bo­li la cui ori­gine risiede nell’emblematica prin­ci­pes­ca. È pre­ci­sa­mente il caso del fron­tes­pi­zio delle Illustres obser­va­tions antiques la cui archi­tet­tu­ra, popo­la­ta da sette figure astro­lo­giche, ricor­da quel­la del ritrat­to inci­so di Car­lo V ese­gui­to da Enea Vico nel 1550. Dal ritrat­to dell’imperatore, dipin­to dal Tizia­no, il Vico trae un’incisione su rame accom­pa­gnan­do­la con un’architettura popo­la­ta di alle­go­rie la cui idea­zione è ori­gi­nale. Essa viene des­crit­ta  anche da Anton Fran­ces­co Doni, Sopra l’effigie di Cesare, fat­ta per M. Enea Vico da Par­ma. Dichia­ra­tione del Doni, Venise, 1550, c. aII :

Sette sono le sta­tue, le qua­li fan­no orna­men­to all’effigie di CESARE : come nume­ro il quale sia sta­to sempre, de piu nota­bi­li & divi­ni che sie­no in consi­de­ra­tione hono­ra­ta & degna. Ques­to si vede nel­la crea­tion del mon­do, che il set­ti­mo gior­no Dio fini l’opera sua et lo bene­disse, & san­ti­ficò, nell’Exodo è scrit­to che il set­ti­mo di sia solenne ; & nel Levi­ti­co lo chia­ma­ron san­to. Et per non dis­cor­rere gl’infiniti essem­pi per insi­no a S. Gio­van­ni che vidde le sette chiese ; tace­rone mol­ti adunque, non volen­do esser noio­so con la lun­ghez­za delle parole a colo­ro che leg­ge­ra­no : bas­ti che s’è pre­so ques­to nume­ro (per dir cosi) perfetto.