In questa impresa, Simeoni si ritrae di nuovo e descrive i rapporti che lo legano al Du Choul, mostrando così il posto capitale del bailly nel manoscritto :
Finalmente o bene o male che io m’habbia ordinate, disegnate & interpretate queste tante Imprese, si non voglio io mancare di mettercene anchora un’altra trovata secondo la mia fantasia, & accomodata à tutti huomini di grande intelletto, ch[e] desiderano di fare innanzi alla morte qualche cosa memorabile secondo la loro natura generosa, imitando l’essempio di Fetonte, anchora ch[e] fossero certi di capitare male come fece lui, il quale volendo guidare per il cielo il Carro di Febo suo Padre, & per tale mezzo illustratre il suo nome, cadde di Cielo in terra, annega[n]dosi nel Pò, & non di meno monstrò ch’ei moriva contento con queste parole in bocca. MAGNIS TAMEN EXCIDIT AVSIS, cio ch[e] anchora fu trovato buono da Vergilio quando ei disse : ET PVLCHRVM MORI SVCCVRRIT IN ARMIS. & nell’ultimo dal medesimo Petrarca, dove ei dice. Vn bel morir tutta la vita honora. (ms Ashburnham, f. 121r-v)
L’inizio del discorso è una constatazione. « & per tale mezzo illustrare il suo nome » ricorda l’ingrato lavoro di traduzione al quale si era impegnato il Simeoni durante i precedenti mesi. Del resto, il termine « hardy » (nel testo francese) è impiegato da Simeoni per autocongratularsi per aver fatto la traduzione delle Epistres Françoises, preso dal furor (Epitome de l’origine et succession de la duché de Ferrare…, 1553, Paris, Corrozet, f. 44–45).
Il riferimento a Fetonte e a suo padre Febo trova un’eco nella relazione che legava Simeoni e Du Choul. Il passo di Ovidio, infatti, riguarda il riconoscimento del figlio da parte del padre, una trasposizione molto lusinghiera per Du Choul. La citazione del mito ovidiano indica il desiderio profondo del Simeoni di assicurare la successione dell’antiquario lionese.
Questo foglio è interessante anche perché è presente una traccia dell’annotazione della mano del libraio, Guillaume Roville. Il suo commento riguarda l’invenzione propria dell’impresa dell’uomo « arrisicato ». Roville ha scritto « per questo o mettere un capitano che combatte o un console che rimane alla battaglia o altro come mostrando pericolo nella forma della detta canzone ». È al Simeoni che si indirizza questo invito a riprendere il disegno, per sostituire un’immagine che sia conforme alla canzone del Petrarca di cui Roville prevede una nuova edizione nel corso dell’anno 1558. Simeoni ha cercato il modello del corpo dell’impresa presso un’autorità citata dal Giovio : Giovanni Bernardi da Castel Bolognese. La Caduta di Fetonte dell’impresa di Simeoni è, infatti, copiata fedelmente, per quanto riguarda l’anatomia e la posizione, su un grande intaglio su cristallo di rocca inciso, composto nel 1533 circa, a Roma, da Giovanni Bernardi a partire da un disegno di Michelangelo, oggi conservato al Musée National de la Renaissance a Écouen.