L’impresa dell’ingratitudine

5-Mahieu
Impre­sa dell’ingratitudine, Le Imprese heroiche et mora­li, Lione, Roville, 1559.
Lione, BM, Rés. B 497281, p. 50
© Biblio­thèque Muni­ci­pale de Lyon

Ques­ta impre­sa non è neu­tra. Il mot­to, infat­ti, INGRATIS SERVIRE NEFAS (« È funes­to ser­vire gli ingra­ti ») era quel­lo dell’impresa di Tho­mas Mahieu/Maioli (di ori­gine mila­nese) dal 1550 cir­ca. Tut­ta­via, tra il 1552 e il 1554, Tom­ma­so Maio­li e Guillaume Roville si sono spes­so incon­tra­ti in occa­sione del­la conces­sione dei pri­vi­le­gi rea­li : Simeo­ni conos­ce­va Mahieu, alme­no indi­ret­ta­mente. Come segre­ta­rio del­la regi­na e teso­riere reale, Maio­li pote­va assu­mere un ruo­lo di media­zione e di pro­tet­tore facen­do bene­fi­ciare Simeo­ni di una ordi­na­zione reale o, quan­to meno, di un finan­zia­men­to. Sul­la base del­lo stu­dio delle rile­ga­ture dei suoi libri, Mahieu fa uso dell’impresa « Ingra­tis ser­vire nephas » tra il 1550 e il 1558. La sua col­le­zione di libri conta in par­ti­co­lare tre libri del Gio­vio e uno del Simeo­ni : Comen­ta­rii sopra alla tetrar­chia di Vine­gia, di Mila­no, di Man­to­va, et di Fer­ra­ra, Venise, Comin da Tri­no, 1548).

L’impresa dell’ingratitudine pre­sen­ta­va pro­ba­bil­mente, inizial­mente, il tes­to che segue, da cui ho tol­to tutte le aggiunte successive :

« Et perch[e] io ho sempre udi­to dire […] per ques­to ho mes­sa qui per ulti­ma l’Impresa che […] la quale se io non diro ch[e] sia la piu bel­la di tutte per non mi van­tare, dico alme­no che ella sarà tro­va­ta la piu vera, et vera­mente conve­niente à i te[m]pi nos­tri à cau­sa del­la comune indis­cre­tione & ingra­tu­dine del Mon­do, Concio­sia che haven­do dal mio can­to fat­to sempre pro­fes­sione di viverre bene & virtuosa-[mente] » (f. 123v). Ques­ta pri­ma ver­sione dell’impresa era consa­cra­ta all’ingratitudine del mon­do, in una pros­pet­ti­va stoi­cis­ta che cele­bra­va i vir­tuo­si che col­ti­va­no l’onore sen­za gli ono­ri, cioè Du Choul, Simeo­ni e Maioli.